PAOLA TESTA

PAOLA TESTA

Si è laureata in Lettere presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, cattedra di Etnologia, nel dipartimento di Studi Glottoantropologici e Discipline Musicali. Dal 2003 collabora con il Museo e Centro Culturale “Marco Scacchi” di Gallese (VT), occupandosi del settore demo-etno-antropologico, nell’ambito del quale ha realizzato eventi e ricerche, confluite nel contenitore da lei stessa ideato “Culture e Popoli”. Sempre per il Centro Culturale ha organizzato vari spettacoli teatrali e ha collaborato all’organizzazione del festival di musica barocca dedicato al compositore Marco Scacchi. Dal 2014 al 2016 è stata direttore artistico del festival di musica popolare di cultura contadina “Il Suono dei Giorni”. E’ autrice di svariati documentari, tra cui Un legame antico – La pratica della transumanza tra Castelluccio di Norcia e Gallese, Donne e madri – La gravidanza, il parto e la cura del neonato nei primi anni del Novecento e Bianco Cenere – Le lavandaie e il bucato di una volta, visionabili sul canale Youtube “Tecavideo” e sul sito “Amica Tuscia”. Scrive saltuariamente sul giornale online “Tevereventi”, sezione “Storie”, ed è segretaria del concorso letterario per racconti brevi “Premio Amerino”, organizzato dall’associazione culturale “Poggio del Lago” e dal Comune di Vasanello (VT). Ha frequentato corsi base e corsi avanzati di scrittura teatrale e scrittura cinematografica presso la “Scuola Yanez” di Bellinzona (Svizzera), perfezionandosi in questo settore professionale. Nel 2018 è risultata finalista al Premio Letterario Nazionale “La Clessidra” nella sezione teatro con il testo Corti Teatrali di Piccoli incidenti quotidiani, commedia brillante contemporanea. Collabora stabilmente con un gruppo teatrale amatoriale, il GTS di Gallese, scrivendo ormai da molti anni adattamenti e opere inedite, le quali vengono messe in scena dalla stessa compagnia. Negli ultimi anni ha scritto e portato in scena un particolare adattamento drammaturgico dell’opera di Oscar Wilde L’importanza di chiamarsi Ernesto, trasformata in commedia musicale, con musiche originali composte appositamente, sette novelle del Decameron del Boccaccio, Casa di bambola di Henrik Ibsen, La mandragola di Machiavelli e una commedia originale contemporanea dal titolo Messaggi promozionali. E’ autrice di un dramma musicale sulla vita di santa Rita da Cascia, Un ponte di luce, non ancora andato in scena. Recentemente è stata aiuto regia nel film Portico d’Ottavia 13, tratto dal saggio di Anna Foa, con la regia di Franco Di Leo. Corti Teatrali e Messaggi promozionali sono da poco stati selezionati per la Biblioteca Virtuale del “Teatroi” di Milano. Nel 2020 ha fondato l’associazione culturale e teatrale TECA, di cui attualmente ricopre la carica di Presidente. Nel 2021 vince il Premio SIAD “Calcante” con il testo VIOLANTE.

 

Il racconto di Violante

Violante Diaz, moglie di Giovanni Carafa, nobildonna napoletana di origine spagnola, fu uccisa barbaramente nel castello di Gallese nel 1559 per questioni d’onore. In quell’anno, papa Paolo IV esiliò il Duca, che era anche suo nipote, nel viterbese, dove la macabra tragedia ne ricorda la permanenza. Venuto infatti in sospetto dell’infedeltà della moglie con il servitore Marcello Capece a causa di un pettegolezzo, Giovanni la destinò ingiustamente alla morte, che avvenne tramite lo strangolamento, pur essendo la donna incinta di sei mesi.

Questa tragica vicenda fu raccontata anche da Stendhal in “Cronache romane”, con il titolo “La duchessa di Palliano”. Queste poche righe riassumono una storia ben conosciuta nel territorio di Gallese. Una tragedia che racchiude in sé un’ingiustizia perpetrata nei confronti di una donna, colpevole solo di essere stata vittima di dicerie e pettegolezzi, che però avevano macchiato l’onore di una casata nobiliare, intenta a salvaguardare grandi interessi, privilegi e aspirazioni personalistiche.

Violante, donna bellissima, è la vittima sacrificale in questo fosco scenario. Una donna sola che rimane incastrata dal duro e apparentemente incomprensibile codice dell’onore, arrivato fino all’età contemporanea attraverso un’apposita legge sul delitto d’onore, abrogata soltanto agli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso e magistralmente delineata nel film di Pietro Germi “Divorzio all’italiana”.

Ancor più interessanti appaiono le dinamiche nascoste che hanno condotto alla tragica fine della Duchessa, cioè le invidie profonde che muovono i sentimenti femminili, dalle storie d’amore ai tradimenti. Dinamiche che non appartengono alla logica del potere politico, economico o di altra natura materiale, ma che sono sottili e subdole, insinuandosi pian piano nell’animo e portando al risentimento e alla vendetta.

Tutto ciò viene tratteggiato nell’opera, ispirata da un fatto di cronaca realmente accaduto nel passato e in una piccola realtà, ma che assume comunque un significato attuale e universale.